Quando si parla di impianti certificati, assemblati tramite processo di saldatura TIG (manuale ed automatica) con apporto di materiale e destinati all'industria farmaceutica o a quella alimentare (ambiti in cui deve essere garantita la rintracciabilità di tutti i materiali utilizzati), spesso sorge la necessità di capire come garantire la reintracciabilità del materiale d'apporto.

Ancor oggi la normativa di riferimento riguardo i materiali d'apporto della saldature autogene degli acciai inossidabili (UNI EN 14343) non riporta una classificazione secondo l'utilizzo (alimentare, farmaceutico ecc..), ed è per questo che la procedura a cui ci sia attiene per attestare la provenienza delle bacchette è la medesima utilizzata per le barre, tubi, semilavorati ecc.. con cui è realizzato l'impianto stesso, e cioè basata sulla sola normativa UNI EN 10024:xx.

Il materiale d'apporto, infatti, viene scelto in funzione delle specifiche di progetto, AISI 308 (per gli acciai AISI 304) oppure 316L (per gli AISI 304 e AISI 316L). Come avviene per la materia prima , le bacchette devono essere fornite dal rivenditore o produttore complete del loro certificato del materiale 2.2 o 3.1.

Ne è quindi garantita la rintracciabilità come avviene per la materia prima tramite colata e descrizione del grezzo (a seconda del livello di dettaglio richiesto) seppur sia impossibile leggere direttamente la marcatura della colata o del job direttmanete sul cordone (ovviamete).

Il certificato, se esplicitamente richiesto, può essere fornito a corredo dell'impianto od all'interno del welding book redatto della stessa Li.Ma. Inox quando richiesto dal cliente.